La città di San Frediano. Lucca fra VI e VII secolo: un itinerario archeologico

giovedì 2 maggio 2024

Torrioni del Quattrocento fra monti e mari. Dalla Garfagnana alla Dalmazia.




 Erano aggiornatissimi i capimastri e gli architetti della Repubblica che progettarono e fecero le torri di Castiglione di Garfagnana, fine del Quattrocento, studi condivisi con amici negli estremi anni di Soprintendenza, Paolo sempre, e Silvio, e Andrea.

Si sapeva, si sapeva, ma arrivando a Ragusa di Dalmazia sulla nave veneziana del cavaliere tedesco, Konrad von Grünenberg, così propenso all'illustrazione di mura torri rocche porti fortificati, nel trionfo lento della Transizione, più o meno negli stessi anni, lo si apprezza ancora di più. E a colori, ringraziando la generosa Badische Landsbibliothek, un pdf non misero, e veloce.

Torri per fronteggiare Estensi, torri per Turchi e qualche altro, quanto basta per ricucire un attimo uno dei Sogni dell'Auser. Sì, Sogni, quasi là dove il fiume nasce ...

domenica 28 aprile 2024

Trilustro



Se non sono ancora fioriti, fioriranno tra poco i gigli d'acqua della Terra dell'Auser, segni di acque sepolte, figli di una primavera matura, così come i Segni dell'Auser.

Quindici anni tondi tondi dal primo foglio di un viaggio di sogni memorie progetti, ormai intrecciati e dissolti.

Molto hanno dato, moltissimo, per chi vuole conoscere storie sepolte. Molto entusiasmo, condiviso con rari amici.

La stanchezza, infine, è legittima, adeguata alla forza dei sogni.

Il taccuino dei sogni, però, deve rimanere aperto ...

martedì 26 marzo 2024

Uniti dalla G



Un bel disegno, grazie all'insigne opera di monsignor Raspini, di un'iscrizione vista sempre nel buio fiesolano, e di certo non poteva non essere nel giusto il mitico De Rossi. Non le tiritere dei dotti del Settecento, autentico falso semitarocco, ma una limpida epigrafe dei primi del V secolo, o giù di lì, quando la città sul fiume conosceva il fulgore dei mosaici di Santa Reparata e Ambrogio era di casa, E anche Stilicone, e i mercanti di Siria ... E in alto boh, era luogo da battaglie.

E tutto torna, sistema grafico, cursus ecclesiastico, prosa ritmata e quella aeclesia che è spia ineludibile. Sì, primi del V secolo, o un po' prima ...

Messius Romulus, il lector che fece carriera e divenne anche santo, anche se su questo l'iscrizione della cattedrale fiesolana è liscia, con la sua bella formula onomastica bimembre non poteva che essere amico dei defunti di Santa Felicita, e d'altre chiese della ritrovata città sull'Arno.

E la G con quel bel baffo, un po' onciale e un po' decorativo, l'annoda alle iscrizioni di Santa Felicita ancor di più, il lector fiesolano e il militare del corpo scelto, schola gentilium, con il suo nome celtico, forse davvero irlandese come il compagno di San Patrizio, Segetius.

Chi lo sa.

Quanto basta per perdersi in una G, nelle chiese di Florentia.



 

giovedì 1 febbraio 2024

Ritorno alla Città di San Frediano, passando per l'Arcipelago dei Melograni










Qualsiasi occasione è buona, ancorché negata o sottaciuta, per ritornare alla Città di San Frediano, ora che se ne è visto il seguito con Gastaldo e Marmorari ...

Sì, è innegabile, è così, e le melagrane palesi o sottese nella Hestia Polyolbos di Dumbarton Oaks, laica Madonna della Melagrana, o viceversa, celata Madonna, sono un pretesto, per volare rapidi, come la rete consente, dall'Egitto cristiano con nostalgia del passato, o viceversa, all'Egitto dei monaci di Kellia, la croce che genera melagrane, e seguire le coste del Mediterraneo, sulle orme degli eserciti di Giustiniano, Belisario il liberatore dalla follia cupa dei re vandali, e venire a Sufeitula, Sbeitla, fascino esotico di Roma con luci e sapori del deserto ... melograni che sanno incorniciare altri alberi e soprattutto l'albero che dà la Vera Vita, la Croce ...

E via, da Sbeitla a Nola, la croce da completare con colori di gemme a piacere, per i colori del melograno bastano quelli di Sufetula. E prima di passare dal genio che fece le fiorite croci dei timpani del Clitunno, generatrici di uva e melagrane, la croce dei Santi Giovanni e Paolo di Roma, isola felice di storia, centrale e appartata. Si ricordava di Sufetula e di Nola, il marmorario che la fece, ma forse chilosa le gemme erano passate di moda, solo metallo.

Ci siamo quasi, cosa manca per arrivare alla Città di San Frediano? I melograni, da immaginare di fantasia, per perdersi nella perduta Croce di San Frediano, con le gemme di Sufetula e di Nola, e infine ad Aquilea, sorella delle croci di Ravenna e un po' anche di Roma. Croce metallica.

Viaggi comodi, per non pensare ad altro, ora che anche quest'anno il ciliegio giapponese pullula di colori.



sabato 20 gennaio 2024

Autoritrovamenti. Riapparire da Corte dell'Angelo, Lucca, un giorno della fine dell''83, come ICCD12359109.


 Non si era dimenticato, no davvero, il piccolo enigma che ti segue da quarant'anni e qualche mese, ma vederlo riapparire, dai cupi flutti di SigecWeb, fa un effetto singolare. ICCD12359109 dice la formula magica, e ci si arriva nonsisacome. Per caso, essenzialmente. Anche il link non è copiabile, ma il vecchio Archeologo&Pensionato è fuori dal mondo, da questo mondo, si sa. SigecWeb, un numerino, e zacchete, ti riappare e per di più a colori il pezzo che hai trovato tu, quando eri giovane e ogni mattina attraversavi la città, Lucca nel freddo del tardo '83, e poi per pranzo il Risogalo portato da Castelfranco, comprato dalla mamma. Non c'è più, lei, il Risogalo si trova, ed ha il sapore di quegli anni. Ti ricorda anche lei. Non si riesce a scucchiaiarlo senza pensare a quei giorni, alle panchine sulle mura, a chi non c'è più.

Quante attese in Corte dell'Angelo, il fuoco della sete di conoscere la perduta città dei secoli centrali del Medioevo per riscaldare l'umida cantina, e quell'accumulo di calici del Rinascimento, una manciata di terra tanti vetri e un paio di boccali, la suppellettile da tavola del tardo Rinascimento a Lucca, con Daniela e Graziella, lei non c'è più e Daniela chissà dove, e strati e strati di terre nere con ceramiche decifrate dopo qualche anno, ahinoi niente del secolo VII o VIII, puro XI, e forse anche un po' dopo. Muri limpidi di ciottoli. Ma andava bene anche così. Non c'era da dimostrare nulla, solo la voglia di capire. Di conoscere.

E quel frammento segnato da linee incise, che si volle interpretare in una scheda dimenticata. Tante altre cose viste, ma non si potrebbe far di meglio, anche se il dubbio è forte.

Ma questo almeno si può, ricongiungere la scheda alla memoria e alla magica sigla, e rivedere a colori il pilastrino finito a pavimentare una cantina di Corte dell'Angelo, estratto in un giorno del tardo autunno (o dell'inverno) del 1983.


venerdì 15 dicembre 2023

Il senatore allo specchio (degli anni ...)




È tremenda la ringhiera, per non tagliar l'immagine del sarcofago del senatore e della coniuge occorre dilungarsi, scivolare in una prospettiva incongrua .. ma il marmo del polveroso sarcofago che fu nel cortile del Museo dell'Opera del Duomo ed ora brilla nella più splendida sala del più bel museo di Firenze racconta storie inaudite all'archeologo che lo rivisita dopo quasi quarant'anni.

Eh sì, ora ha ben altre luci la testa del senatore, ed appaiono l'altro marmo e gli altri anni, la testa rinnovata o rigenerata. Lei con la sua bella chioma tardoseveriana, lui con l'aspro profilo di chi affrontava i barbari con speranze o disperato, come Decio o Treboniano Gallo, certo ispirato come il comandante del sarcofago Ludovisi ... si immagina, ma senza esagerare. Nessuna alternativa alle Vittorie che incorniciano di gloria la porta Ditis.

Sarà lui o non sarà lui, Quinto Petronio Meliore, come si sognò tanti anni fa, il console degli anni Quaranta, certamente o quasi un amico di Gordiano III ... si potrebbe fare un romanzo, dalla quiete delle curatele di città sul litorale etrusco di nuovo a comandare legioni, dopo tante battaglie sul Reno negli anni di Alessandro Severo, e dintorni.

Chi lo sa ... per ora è sufficiente perdersi nello specchio degli anni passati, recuperando pagine assai faticate.

giovedì 30 novembre 2023

Anniversari castelfranchesi. La fondazione del monastero dei Santi Iacopo e Filippo settecento anni dopo

 




Si ritrovano pagine antiche di storia patria, si rileggono venti e più anni dopo, e scatta il conto ... ma sì, anno vigente ancora 2023, sono Settecento Anni tondi dacché Paruccia del fu Orlandino, Chiara del fu Bonaiuto, e 'certe altre donne' fondarono nel quartiere di San Martino, un isolato intero, dove già era la casa che Paruccia aveva trasformato in chiesa, il monastero che sarà dei Santi Iacopo e Filippo. Storie di Castelfranco di Sotto, fresco di costruzione.

Una presenza incombente per l'archeologo in pensione, che lì vide per la prima volta apparire dalla terra i segni della storia, anno 1975, ma quanti altri ricordi ...

Il monastero le sue monache le sue ceramiche, e poi, rivissuta di recente, la sua fine e la metamorfosi, palazzo e fattoria dei Martellini e poi di grandi di Spagna. Ma la chiesa rimasta, fino al crollo. Chiesa della Compagnia, ora teatro, le memorie che si diluiscono nella dissoluzione dei nomi.

Ma è lì l'impresa al femminile, come si direbbe oggi, Paruccia Chiara e le loro amiche, come usava fra Duecento e Trecento, a fondare chiese e monasteri.

Nella civiltà della memoria a numero fisso, settecento è un bel numero, per rivivere per un attimo, nella carta del notaio castelfranchese, gentilmente elargita dall'Archivio di Stato di Lucca, 1° febbraio 1323, scriveva Ranaldo di Ghiandone e tutti i preti intervenivano, la profonda emozione di quel giorno.

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